Con l’alzata la prima parte importante della festa si è compiuta e inizia la “mostra”.
I Ceri, ognuno per suo conto, passano nelle strette vie della città, fermandosi davanti alle abitazioni delle vecchie famiglie ceraiole, per poi essere adagiati in riposo in Via Savelli, su piedistalli di legno lavorato, detti “ceppi”, quattro per ogni Cero, che li tengono sollevati da terra di circa 140 cm.
I piedistalli, che nel loro insieme simboleggiano le arti attinenti ai Ceri, raffigurano per Sant’Ubaldo: una torre rotonda, un castello, la cella campanaria del Cimitero e la torretta del Palazzo dei Consoli; per San Giorgio, i barilotti con la bottiglia, un tamburo con le mazze, un’alabarda con le picche e la casina con le botteghe; infine, per Sant’Antonio, due tronchi d’albero, un pagliaro e un casolare.
Mentre i Ceri restano fermi su questi piedistalli in attesa della seconda parte della corsa che si svolge nel pomeriggio con l’ascesa al Monte Ingino e possono essere osservati da vicino in tutta calma, le autorità, gli ospiti e soprattutto i ceraioli, in vista dello sforzo che li attende, si rifocillano alla “Tavola Bona” all’interno del Palazzo dei Consoli.